L’origine della festa
Saltiamo indietro di otto secoli e andiamo a un atto notarile stipulato nei chiostri del Duomo di Asti nel 1200. Dalle ricerche del canonico Lorenzo Gentile negli anni trenta sulle antiche Carte Capitolari di Asti (pubblicate nel 1907 da F. Gabotto e N. Gabiani) risulta che tale atto poneva fine ad un’annosa vertenza fra il Capitolo Ecclesiastico e alcuni signori locali (i fratelli Giacomo e Rodolfo di Valle Canea – Caniglie). Uno dei testimoni, Guglielmo Baldissero di Castiglione, si impegnava a pagare una parte del compenso dovuto dalla Chiesa a condizione che, dopo la sua morte, fosse celebrata, ogni anno, una messa per lui e per i suoi parenti e venisse elargita un’emina (antica unità di misura) di legumi ai poveri del suo paese: “et minam unam leguminum pauperibus erogare“. Di qui é lecito pensare che la distribuzione gratuita dei legumi avesse origini antecedenti al 1200. In ogni caso l’atto notarile determina una data certa alla quale far risalire la più antica tradizione di Castiglione d’Asti e una delle più vecchie del Piemonte.
Nel corso del secoli
Per il variare inevitabile delle vicende, il compito della distribuzione gratuita dei legumi fu tenuto, sino ai primi anni del ‘900, dai Confratelli della Compagnia del Suffragio, i Batì. Dal 1917 furono invece i ragazzi di leva a svolgere tale compito. Raccogliere per le case di Castiglione legna e fagioli serviva loro, oltre che per la festa del 2 gennaio, a mettere da parte altre risorse per festeggiare anche in altre occasioni. Le fascine raccolte con la questua, infatti, solo in parte venivano utilizzate per la cottura dei legumi; la rimanenza veniva venduta al panettiere Avidano, sopranominato” Dragon”, che aveva il forno proprio sulla piazza S. Defendente. Nel tempo i coscritti sono diminuiti e così, dagli anni ottanta del secolo scorso, visto anche il moltiplicarsi della quantità di legumi richiesti e offerti, il compito passò alla Pro Loco di Castiglione, nata proprio nel settembre 1980 con presidente e fondatore il cav. Francesco Maggiora.
Dal 2 gennaio 1981 la festa dij faseu assunse il nome di “Storica Fagiolata” e anche una veste nuova. In quella edizione infatti si provvide, oltre alla tradizionale S. Messa e alla distribuzione di fagioli e ceci, a un annullo filatelico, alla sfilata della banda e a una significativa “mostra di contadinerie” con oltre 300 pezzi raccolti con impegno per il paese. Si iniziò inoltre la consuetudine di organizzare ogni anno un Corteo Storico legato ai ricordi e alle memorie della festa. In quell’anno si decise di far sfilare diversi castiglionesi travestiti da ligere (girovaghi, mendicanti) per ricordare quando, in anni non troppo lontani, questi arrivavano affamati in molti il 2 di gennaio dai paesi vicini e da Asti poiché, per almeno un giorno, potevano contare su un pasto caldo garantito. Il Corteo Storico è stato ripreso e arricchito negli anni e le ligere ne hanno quasi sempre preso parte.
Dopo Francesco Maggiora alla guida della Pro Loco si sono succeduti Silvia Masoero, Marco Raviola e Giancarlo Valnegri. Quest’ultimo la presiede da 25 anni circa con instancabile impegno, supportato da sua moglie, la stessa Silvia Masoero, vera artefice delle proposte culturali che si snodano tutto l’anno.
La tradizione e la solidarietà continuano
La storia di Castiglione si accompagna dunque all’antica festa dij faseu e al suo profondo significato, mantenutosi immutato nel tempo, legato alla solidarietà verso le persone più deboli nei giorni più freddi dell’anno. Ancora oggi i Castiglionesi rispondono molto bene alle squadre di volontari che nel mese di dicembre fanno la questua casa per casa del paese a chiedere denaro per l’acquisto dei legumi e del resto.
Un tempo si raccoglievano direttamente i fagioli ma poi occorreva una impegnativa cernita degli stessi e non sempre i risultati gastronomici erano soddisfacenti.
Essendo la questua sufficiente a coprire le spese, tutte le offerte raccolte sulla piazza dalla distribuzione di fagioli e ceci vengono destinate ad opere di beneficenza e una buona parte viene devoluta alla Mensa Sociale del Comune di Asti, gestita dalle Suore della Pietà e per anni guidata da Suor Palmira Bernardi, mancata nel 2009 dopo una vita dedicata ai poveri.
Dopo otto secoli dunque “La Fagiolata” continua mantenendo inalterati sia il suo messaggio sia le caratteristiche peculiari e originali della manifestazione: la questua antecedente la festa, la data del 2 Gennaio, la S. Messa con la benedizione, la lenta cottura dei legumi su fuoco a legna nelle grosse caudere di rame e la loro distribuzione ai partecipanti (sempre più numerosi) anche nei più svariati contenitori (brunse e brunsin) che questi si portano da casa, per gustarseli poi tranquillamente al caldo nella propria abitazione.
Ma a che punto siamo con la preparazione?
Il fumo delle caudere
Sono le sette e, nel primo chiarore, vengono accesi i fuochi sotto le caudere. Prima tocca a quelle dei ceci, dieci su sessanta, dalla cottura più lunga, e poi a quelle dei fagioli. La cottura è prevista per circa 4 ore.
In precedenza è stato messo nelle caudere il condimento fatto di abbondanti cotenne, piedini, code, costine e cotiche di maiale, tutto pulito e tagliato il giorno precedente. E poi sono stati messi i legumi, che hanno raddoppiato di peso dopo l’ammollo, anch’esso attuato tra il 31 dicembre e il 1° gennaio. Bell’inizio d’anno per i trenta e più volontari della Pro Loco! Il 2 gennaio 2012, per la preparazione della zuppa, si è arrivati ad utilizzare circa 700 kg. di fagioli borlotti, cannellini, corona e ceci, diventati 1.400 kg. dopo l’ammollo.
Mentre i legumi cuociono e il fumo comincia a uscire dalle caudere, vengono confezionati le tirà e i caritin, i dolci tipici della tradizione, che saranno venduti e posti all’asta nel corso della festa e anch’essi contribuiranno alla raccolta di denaro per la beneficenza.
Il mattino avanza e occorre tenere i fuochi vivi per la cottura nonché usare energicamente un bastone per la mescita nei singoli paioli. Alle 10 si è già radunata una folla che si aggira curiosa intorno ai fuochi. Si scattano le prime fotografie.
Poi alle 10 e 30 inizia la S. Messa e la Parrocchiale accanto alla piazza si riempie. Un tempo la vecchia Parrocchiale era più distante e allora la Messa del 2 gennaio veniva celebrata nella cappella di San Defendente situata sulla piazza stessa e oggi scomparsa.
Gran finale
Terminata la Messa si forma il Corteo Storico composto da figuranti in costume rappresentanti dignitari ed ecclesiastici medievali, la compagnia dei Batì, il Sacerdote e le immancabili ligere.
A seguire avviene l’esibizione della Banda o di gruppi musicali che accompagnano con curente e brandi i coscritti. Intanto la folla è aumentata a dismisura e si sta accalcando vicino ai punti di distribuzione con brunse e brunsin. In mezzo si scorgono appena le autorità accorse in discreto numero. Ma nessun discorso ufficiale. Alle 12 in punto il Sacerdote del Corteo Storico dà la benedizione che è il segnale di inizio della distribuzione dei fagioli. E la festa dij faseu raggiunge il suo culmine. La tradizione, che Castiglione ha nel cuore, ancora una volta è rispettata.
Luciano Nattino